“Democrazia Coloniale”, la previsione giusta di Zinov’ev sul mondo di oggi

La Voce della Russia, 26 ottobre 2014

Sonja Boškovič

La “democrazia coloniale”. Con questo termine il filosofo e scrittore russo Aleksandr Zinov’ev avrebbe caratterizzato l’attuale sistema politico nel mondo.

Si tratta di un sistema destinato a indebolire i concorrenti e volto alla conquista delle loro aziende, infrastrutture e risorse naturali. Zinov’ev ha usato questo termine per la prima volta per definire il sistema, sorto dopo la caduta del Muro di Berlino, nei paesi dell’ex URSS e della Yugoslavia.

L’occidentalizzazione è una forma particolare della colonizzazione in seguito alla quale nel paese soggetto alla colonizzazione si crea il sistema politico-sociale della democrazia coloniale (secondo la mia terminologia). Gli USA possono essere considerati a pieno titolo l’inventore di questo sistema. La democrazia coloniale <…> è qualcosa di artificiale imposto a un paese dall”esterno e contrario alle sue tendenze di evoluzione storicamente formate.

Secondo Zinov’ev, l’occidentalizzazione è l’aspirazione dell’Occidente a rendere gli altri paesi simili a se stesso per sistema sociale e politico, economia, ideologia, psicologia e cultura. Si crea l’illusione che l’abbondanza occidentale sia raggiungibile anche per loro in tempi brevissimi se questi paesi imboccano la via della trasformazione secondo i modelli occidentali (esempio – appartenenza all’UE). Gli aiuti economici a un paese soggetto all’occidentalizzazione si prestano soltanto nella misura in cui ciò contribuisce alla distruzione della sua economia, rendendola dipendente dall’Occidente. Parallelamente si scatena la guerra d’informazione quando l’Occidente si presenta come salvatore di uno specifico paese dalle sciagure del suo precedente modus vivendi. Zinov’ev scrive:

Noi siamo liberi, ricchi e felici e vogliamo aiutare voi a diventare pure liberi, ricchi e felici. Questo è il pensiero che l’Occidente inculca ai popoli soggetti all’occidentalizzazione,

Questo sistema è sorretto da metodi del colonialismo. Si mantiene la sembianza della sovranità del paese. Nello stesso tempo con esso si allacciano relazioni non come con un partner alla pari, ma come uno stato secondario. Si porta avanti una riforma liberale del mercato allo scopo di spingere fuori dall’economia lo stato che rappresenta una potente forza integrante e avviene la transizione verso una spontanea autoregolamentazione del mercato.

Il paese soggetto alla colonizzazione si porta a uno stato tale che diventa incapace di esistere autonomamente. Si creano focolai di economia di stampo pseudo occidentale sotto il controllo della banche occidentali e dei consorzi, alla pari delle aziende evidentemente occidentali oppure joint-venture. (…)Le forze armate si mantengono soltanto per contenere le proteste della popolazione e dei tentativi dell’opposizione di cambiare la situazione.

Parallelamente si screditano i principali attributi del sistema sociale del paese, si provoca una crisi dell’economia, dell’amministrazione pubblica e dell’ideologia. La popolazione del paese si spacca in gruppi in conflitto tra di essi, l’elite intellettuale e gli strati privilegiati si corrompono e si crea un regime oligarchico.

Questo scenario assomiglia alla situazione attuale nei confronti della Russia. Qualche giorno fa il ministro degli Esteri della Federazione Russa Sergei Lavrov ha dichiarato che l’obiettivo delle sanzioni occidentali è quello di costringere la Russia a cambiare la sua posizione sulle questioni chiave e non di risolvere la crisi in Ucraina.

In sostanza, nelle loro dichiarazioni e azioni trapela in continuazione il vero obiettivo delle restrizioni, rifare la Russia, far cambiare la sua posizione sulle questioni chiave, di maggior rilievo per noi e di farci accettare la posizione dell’Occidente. E’ il secolo scorso, l’epoca passata, la mentalità coloniale inerziale.

Nel passato l’intera attività civilizzatrice dell’Occidente aveva un solo scopo: la conquista del pianeta nei propri interessi. Quando trovavano opposizione, ricorrevano a ogni mezzo per liberarsene. Il loro cammino storico nel mondo era l’utilizzo della violenza, della menzogna e delle stragi. A che cosa ha portato il cambio violento del potere in Libia, Iraq, Afghanistan, Ucraina? Fino a quando continuerà lo stesso andamento? Nessun sistema nel mondo in passato è stato cambiato senza grandi sconvolgimenti. Poiché chi ha oggi nelle mani le leve del potere non si arrenderà facilmente.