Mentre gli USA ritengono di essere i portatori del super potere, andranno per la loro strada che prevede la distruzione non solo della Russia, ma anche dell’Europa e della Cina, ne è sicuro il membro del Сlub Zinoviev Timofej Serghejtsev.
Fondiamo davvero le speranze idealistiche sul presunto futuro “mondo multipolare”. Come se il mondo globale unipolare fosse il passato, come se gli Stati Uniti se ne andassero e noi facessimo “la nostra squadra” (BRICS, SCO, etc.), armonizzassimo i nostri interessi all’interno di essa e “influenzassimo” globalmente, determinassimo le “regole del gioco” a livello regionale, e, quindi, prendessimo la nostra parte nella distribuzione globale dei benefici dell’economia mondiale.
Ci sono alcune domande riguardanti queste aspettative ottimistiche.Se si cambia non qualcosa, ma la struttura del mondo e tutto il suo ordinamento del dopoguerra, allora su cosa sono basate le speranze che tale cambiamento sia possibile, e, soprattutto, non debba avvenire senza una guerra mondiale? Altrimenti, come evitarla?
Che cosa si intende per mondo “multipolare” (A proposito, quanto sarà “polare”? Bi-? Tre? Quattro?) Il mondo di oggi è ancora unipolare? Minaccia la sua distruzione? Due (tre, quattro) poli faranno la stessa cosa, che fa oggi l’uno, cioè gli Stati Uniti? Allora qual è il senso di transizione? E se è qualitativamente diverso, allora forse il problema non è la “polarità” e non è la sua “molteplicità”, ma è nella nuova attività? Allora dobbiamo parlare del suo contenuto, non della forma.
Abbiamo già vissuto nel quadro del mondo bi-polare. Era il campo degli USA e il campo dell’URSS. I meccanismi di tutti i processi globali sono stati garantiti dalla loro opposizione. I nuovi “poli” che ci aspettiamo, significano lo stesso? Molto probabilmente e, forse, è anche qualcosa di più. Oppure speriamo senza fondamento in una specie di “armonia” dei centri di “influenza”, che allo stesso tempo non possono essere i centri di forza? Saremo il nucleo di un tale centro o il satellite?
Il mondo unipolare, governato dagli Stati Uniti, ci porta la morte, presentandola in ogni modo come la sicurezza, il bene e lo Stato desiderabile. Il problema non è nel contenimento degli Stati Uniti, che non è possibile, essi andranno sempre più avanti finché non cadranno. Con una catastrofe o senza. Per questo, proprio il mondo stesso dovrebbe essere riorganizzato e possiamo farlo. È la politica della nostra sopravvivenza. Ma quali devono essere gli obiettivi della riorganizzazione: possibili, necessari e sufficienti? La retorica generale dell’aspirazione al “mondo multipolare” (o “al suo avvenire naturale”) non risponde a queste domande.Lenin aveva torto. L’imperialismo non è diventato il più alto stadio del capitalismo. Più precisamente, lo era solo su una tappa della storia, è stato il culmine del XIX secolo, ma non più. Gli imperi erano ancora gli Stati nonostante tutta la crisi dello Stato, manifestata nelle rivoluzioni borghesi e causata dalla scienza e dall’espansione dell’industria, sulla base di quest’ultima. Gli imperi includevano nella sua composizione statale i territori, sui quali hanno cercato di estendere il loro potere (da qui il termine “colonia” cioè che sarà colonizzato), assumevano la reale responsabilità politica per quello che accadeva su tali territori. Il mondo era diviso tra gli imperi. L’equilibrio tra di essi significava la limitazione della guerra, il che era di fatto il diritto internazionale, di ciò era composto il cosiddetto Concerto europeo.
Ma nel XX secolo, questo ordinamento è crollato. Le due guerre mondiali erano in realtà una guerra in due parti con una pausa. La Germania è stata il detonatore. Se inizialmente essa cercava di ottenere solo i diritti per il suo impero, la seconda volta, oltre lo “spazio vitale” i tedeschi hanno deciso di diventare i padroni di tutta l’Europa e sono praticamente riusciti. Tuttavia, la Germania ha fatto tardi. I tedeschi pensavano ancora in modo leninista, considerando l’impero, il Reich come la più alta forma di Stato e di civiltà. Non hanno capito che si è già formata una nuova realtà in cui lo Stato come istituzione fondamentale della civiltà è passato dallo stadio interno e nascosto della crisi cioè dalla rivoluzione borghese (la borghesia prende il potere, ma non si assume la responsabilità politica dello Stato), alla fase esterna e aperta: è nato un potere esterno sui Paesi più potenti del mondo cioè un super-potere. Il super-potere di principio non ha natura statale. Non è solo influenza politica esterna è l’uso di tutti i fattori di instabilità degli Stati, incluso quelli interni: classi sociali, partiti politici, ideologie, religioni laiche, coscienza relitta (primitiva) etnica, terrorismo. Il termine e le analisi sociologiche di questo fenomeno nella scuola di pensiero russa appartengono ad Alexander Zinoviev come il primo russo post-marxista.La Germania ha tardato a diventare una super-potenza. Il nazismo era l’imitazione impotente della reale pratica storica del razzismo coloniale della Gran Bretagna. Ma i tedeschi hanno confuso causa ed effetto: il super-potere, cioè l’irresistibile, tra cui la superiorità tecnica, è la base per la dichiarazione della “superiorità” genetica e culturale e non viceversa. Il razzismo è solo un’ideologia, ma non una conoscenza segreta sul potere. Nonostante il prezzo, che gli ebrei abbiano pagato per l’ascesa di Hitler, l’hanno pagato invano: l’odio verso gli ebrei non è più di una tecnologia politica per accelerare la mobilitazione militare-politica. Non fa nessun effetto di solidarietà storicamente stabile. Non porterà nulla l’odio verso i russi in questo senso e verso il quasi-Stato ucraino.
C’è di più. Il tedesco “Drang nach Osten” era lo strumento maneggevole nelle mani della Gran Bretagna, indirizzato contro i russi e essa ha condotto una guerra vittoriosa con il proprio strumento già indebolito e quasi distrutto, nascondendo le tracce. Beneficiari ed eredi di questa politica sono gli Stati Uniti. Essi sono diventati i padroni dell’Europa, al posto della Germania e il modello della guerra con il proprio strumento ha fatto parte stabile dell’arsenale dell’approccio statunitense. È ovvio che i compagni ucraini non lo capiscono come non lo capiva Saddam Hussein, Osama Bin Laden e tanti altri personaggi, sui quali inizialmente il patrone americano diceva sempre: “è un figlio di puttana, ma è il nostro figlio di puttana”.
Naturalmente, tutto questo viene “per la pace”. Carl Schmitt prevedeva che la “guerra per la pace” (e non per gli obiettivi concreti delle parti in guerra) sarà la più crudele, disumana e immorale tra quelle verificate nella storia. Tuttavia, nel 1945, il super-potere era rappresentato da due soggetti: non solo dagli Stati Uniti, ma dall’URSS. La gestione del mondo era divisa tra i due poli, che, tuttavia, non erano più imperi. L’impero ferma al suo confine, combatte per istituire il confine. Ma il super-potere semplicemente da lì inizia. Esso non ha intenzione di conquistare vincere qualcosa, creare qualcosa. La guerra fredda è nata tecnicamente come un confronto militare in termini di contenimento nucleare (la reciproca multipla distruzione garantita) e si è trasformata in una ricerca di tutti i possibili tipi di confronto: dai conflitti locali e l’uso nascosto della forza ad una massiccia intrusione sotto copertura negli affari interni con l’uso di agenti sia tradizionali che nuovi agenti classisti. Proprio il super-potere ha dato alla guerra fredda la sua essenza, come un mezzo specifico del super-potere. La guerra fredda non è mai finita, in quanto entrambi i suoi fattori la deterrenza nucleare e l’appartenenza al super-potere sono rimasti. Nessuno l’ha vista e nessuno l’ha persa. L’ultimo significherebbe la distruzione totale, la scomparsa del nemico. Per questo viene condotta la guerra fredda nel suo uso specifico. Anche noi non siamo ancora scomparsi. Non ancora.
Ovviamente, l’eliminazione degli Stati non porta alla pace. Proprio la salita del super-potere e la diminuzione degli singoli Stati hanno portato alle guerre mondiali. Il super-potere è politicamente irresponsabile. L’ordine globale che crea è un caos totale. Il suo problema principale è la necessità di mantenere il proprio Stato-portatore che è difficile, perché il “proprio” Stato viene considerato dal super-potere come mezzo di sfruttamento e di re-sfruttamento. Proprio questa è la natura della crisi di debito dell’economia degli Stati Uniti. La distruzione dimostrativa di Stati storici come Jugoslavia, Afghanistan, Iraq, Libia, Siria, Egitto, Ucraina dovrebbe impaurire l’Europa e la Russia, ma questo non risolve i problemi propri statunitensi. Naturalmente, i popoli di questi Paesi hanno “meritato” il caos, la morte e il sangue, perché “non sono abbastanza maturi per la democrazia”. Ma è solo la formula dell’ideologia del super-potere cioè il razzismo, è solo una spiegazione e una indulgenza, piuttosto che la base del super-potere.
Noi abbiamo rinunciato al super-potere da soli per salvare lo Stato-portatore, cioè la Russia, la Patria. La Russia è stata ri-sfruttata dal super-potere dell’URSS. Penso che ci sia bisogno di dimostrare che proprio la Russia storica era il nucleo di questa formazione super-potente, senza di essa semplicemente nessuna URSS sarebbe diventato progetto politico. Ma ciò significa che siamo sulla strada della riabilitazione storica dello Stato del mondo dopo il super-potere. Dobbiamo riprodurre e sviluppare uno Stato europeo in un senso molto diverso da quello che ci offrono gli ideologi della sua degradazione — in senso stretto, per superare la sua crisi prolungata, che coincide con il Nuovo Tempo.
Dobbiamo favorire la caduta del super-potere degli USA, del loro ritorno allo status di Stato responsabile entro i propri confini (che in questo caso possono essere cambiati così come i nostri). Dobbiamo considerare che il soggetto di super-potenza in agonia è pericoloso a morte e non può essere considerato parte di nessun accordo per sua natura: esso, in linea di principio, ritiene esistente solo se stesso. Finché gli USA rimangono portatori del super-potere, andranno verso il loro obiettivo che prevede la distruzione non solo della Russia, ma in seguito di Europa e Cina, per non parlare del mondo arabo, senza tener conto di nessuna restrizione. Le nostre esortazioni indirizzate agli Stati Uniti non hanno alcun significato per essi.
Dobbiamo occuparsi della rinascita del diritto internazionale sui principi della descrizione chiara e del divieto chiaro del super-potere, del riconoscimento dello Stato come la forma di base di auto-organizzazione delle società umane, che garantisce la massima e vera protezione di ogni persona, del riconoscimento della natura storica di singoli Stati sul piano giuridico al posto del dominio legale di qualsiasi “standard” e delle norme universali come il mezzo della super-potenza. Deve essere creato un nuovo “Concerto” internazionale, ma non solo europeo, ma molto più ampio.
Сe l’abbiamo una chance o il super-potere è così super che tutti cedono al esso? In ultima analisi è una scelta dei popoli che storicamente non hanno la loro filosofia, la vera e non quella immaginaria dagli ideologi di storia politica, il pensiero statale che è tipico non solo per l’élite, ma anche per la nazione nel suo complesso. Non è su di noi. La nostra forza è data dalle nostre differenze, e non nel fatto di farsi mettere sotto gli “standard” del super-potere. Le nostre differenze sono la morfologia dei “russi”, non è il mitico carattere “russo”, ma il modo storicamente fissato di riproduzione e di sviluppo. La cosa principale in essa è la capacità di superare la crisi, sopravvivere e cambiare. Questi programmi multiformi di auto-determinazione li abbiamo. E gli USA ne hanno molto di meno, basta confrontare le loro esperienze e le nostre.Abbiamo risolto il nostro problema del 20° secolo: siamo passati dalla autocrazia alla monarchia costituzionale. Proprio da questo argomento della costruzione statale è iniziato per noi il secolo passato. La Russia era in continua evoluzione: in modo diverso e più a lungo, e sempre più radicale rispetto agli USA. Non dobbiamo ricadere nel principale errore delle scienze naturali dell’educazione civica: considerare i sistemi sociali senza tempo, senza evoluzione, come quelli che sono sempre stati e sempre saranno. Dobbiamo pensare a come tutto si cambi.
L’ideologia qualsiasi sia comunista che neo-liberale e pseudo-democratica porta sempre lontano dal reale momento del tempo. Non è sempre in un lontano futuro, ma sicuramente fuori la realtà.
E’ finita la risorsa sovietologica degli USA. I cremlinologi americani non capiscono il Cremlino, i sovietologi statunitensi non capiscono la popolazione russa.
I russi non sono slavi. I russi non sono un gruppo etnico. I russi sono una comunità storica politica multietnica, come la Svizzera, solo più grande. La comprensione slava del russo è la strada per la regressione storica, la trasformazione volontaria in una reliquia. Forse gli ucraini vogliono rimanere slavi, ma ciò li porterà solo al caos e alla schiavitù. Quindi non ha senso insistere sulla fratellanza, sulla comunanza di sangue e neanche sulla cultura. Per Caino e Abele è stato inutile. Dobbiamo aiutarli a capire le questioni politiche.
Non siamo contro la democrazia come forma di governo, siamo contrari della pseudo-democrazia come mezzo di distruzione dello Stato.
E così via.
Tutto questo è il nuovo mondo. È pericoloso, scomodo, ma è reale e prospettivo. Definirlo come “multipolare” mi sembra sbagliato.