Mihail Prokhorov ha pubblicato un articolo programmatico dal nome “NÈP 2.0” *Analizzando l`articolo, il membro del club Zinoviev Pavel Rodkin spiega da che parte vogliono indirizzare la Russia gli emissari del capitalismo globale.
La terza parte ha avuto particolare risonanza, dal momento che è andata a toccare i temi di nuova politica sociale più sensibili per la società: lavoro, medicina, istruzione… Le idee espresse da Prokhorov sono interessanti anzitutto perché ritrasmettono i principi basilari del progetto liberale-capitalista di ristrutturazione della società, dietro il quale sta il soggetto globale di potere in via di formazione. L’ultimo ostacolo sul percorso verso la realizzazione di questo progetto rimane lo Stato sociale.
Gli emissari della super–società
Sarebbe sbagliato approcciarsi alle parole — peraltro perfettamente coerenti — di Mihail Prokhorov come se si trattasse di un bizzarro show politico di un particolare politico-miliardario. Rimproverarlo di amoralità e di cannibalismo non avrebbe senso. Prokhorov è l’interprete di un intero sistema di visioni e di ideologia di una super-società (per usare la terminologia di Aleksandr Zinoviev) occidentale che si sta globalizzando e uno degli “emissari” ideali di essa. La super-società globale opera con un altro tipo di morale e di valori. La base di questa ideologia è il potere, fondato sulla diseguaglianza sociale ed economica e sulla divisione delle persone tra inferiori e superiori. La crisi dell’attuale assetto socio-economico e la distruzione del consensus che si è venuto a creare sono fatti sempre più difficili da non notare, perciò una serie di attori di livello globale stanno forzando proprio in questo senso.
Potrebbe sorgere l’impressione che l’articolo di Prokhorov perfino sul piano del linguaggio politico sia un saluto fuori luogo proveniente dagli anni ’90: non è assolutamente così. Al contrario, il programma di Prokhorov, pubblicato proprio in questo periodo, è una dura risposta ai cambiamenti avviati. Si sta progettando una tabella di marcia sulla base del vecchio modello liberale-capitalista di struttura sociale con la sua relazione verso il lavoro e verso l’uomo e il cui obiettivo è rappresentato dalla conservazione del potere del capitale attraverso la riorganizzazione sociale dell’intera umanità.
Il primo passo di tale riorganizzazione è costituito dallo smantellamento della società del benessere comune, che sta diventando una delle missioni principali del progresso tecnico-scientifico. Prokhorov non è soddisfatto: “la nostra politica sociale non tanto è indirizzata verso la creazione di possibilità per l’autorealizzazione della persona, quanto piuttosto verso il mantenimento di un determinato livello di benessere che sia immediato e di tutti”. Aveva già dichiarato la stessa cosa pubblicamente nel settembre del 2013 il nuovo re dei Paesi Bassi Guglielmo Alessandro: “lo Stato sociale del XX secolo non esiste più. Al suo posto è stata proclamata la società della partecipazione attiva”.
La riorganizzazione sociale del genere umano
È ingenuo pensare che il discorso verta esclusivamente su un business redditizio che non abbia doveri nei confronti della società e non subisca limitazioni da parte dello Stato, ma che contemporaneamente garantisca comunque efficienza all’uno e all’altro. L’economia e il business sono ben lungi dall’essere fini a sé stessi, ma sono strumento di riassetto sociale; al tempo stesso l’aumento della complessità della struttura sociale e professionale della società (conseguenza dello sviluppo delle nuove modalità tecnologiche di lavoro) avviene di pari passo con la semplificazione e l’arcaicizzazione della sua organizzazione, espressa nella suddivisione essenziale e classista “capitale-potere” — “lavoratore-schiavo”, con una disumanizzazione del secondo.
Il progetto di Stato sociale che si esplicava contemporaneamente sia in URSS che in Occidente sotto la guida degli USA, in condizioni di cessazione di opposizione globale dei due sistemi non è più necessario e non svolge alcuna funzione ideologica. Inoltre, il benessere comune è diventato pericoloso. Meglio di tutti ne scrisse nel suo romanzo “1984” George Orwell nella parte dedicate alla teoria e alla prassi del collettivismo oligarchico: “…un incremento generalizzato del benessere avrebbe avuto come effetto indesiderato la distruzione di una società organizzata gerarchicamente……Una volta, poi, che una simile condizione fosse divenuta generale, la ricchezza non sarebbe stata più un segno di distinzione fra un individuo e l’altro…… Se, infatti, il benessere e la sicurezza fossero divenuti un bene comune, la massima parte delle persone che di norma sono come immobilizzate dalla povertà si sarebbero alfabetizzate, apprendendo così a pensare autonomamente; e una volta che questo fosse successo, avrebbero compreso prima o poi che la minoranza privilegiata non aveva alcuna funzione e l’avrebbero spazzata via”.
L’URSS venne eliminata dall’Occidente, e ciò rese possibile una controrivoluzione sociale che si è trasformata in una vera catastrofe sociale su scala mondiale. Tuttavia, i principi della super-società sovietica non furono interamente cancellati, ma sono rimasti e possono ancora essere realizzati nella società moderna — ed è ciò che inquieta particolarmente Prochorov: “quando lo Stato prende su di sé troppe responsabilità, allora sostiene il rapporto sovietico della società nei confronti dell’istruzione e della sanità pubblica che è quello verso la sfera “improduttiva”, verso qualcosa che può essere ricevuto gratuitamente, e in questo modo ostacola la penetrazione delle moderne concezioni del business”. È così che la “NÈP 2.0” (sarebbe più corretto chiamarla “schiavitù 2.0”) enuncia la fine del lavoro di utilità sociale e lo smantellamento dello Stato sociale.
È sotto ipnosi che si uccide lo Stato
Fino ad oggi le funzioni di ipnosi sociale e contemporaneamente di vetrina della società capitalistica erano svolte dal consumo, che continua ad essere associato con il benessere, pur essendo diventato strumento universale di alienazione e restituzione dello stipendio e di arrichimento del capitale; quest’ultimo rappresenta, nella cornice di tale sistema chiuso, l’unico soggetto di potere a pieno titolo. Tuttavia, l’espansione del consumo ha i suoi limiti e può andare bene nella fase in cui non può funzionare senza stimolazioni e forzature.
La magia del consumo, che funzionava all’epoca della guerra fredda, sta svanendo. Il nuovo trucchetto che permette di svelare i reali meccanismi del potere è diventato il cosiddetto “capitale umano”. Ne parla naturalmente anche Prochorov: l’economia moderna è l’economia del capitale umano, nel quale l’individuo rappresenta “il principale bene e fonte di valore aggiunto”. Qui occorre fare un chiarimento di principio. Il capitale umano viene considerato dalla società come qualcosa di positivo: la persona è un valore, ma il capitale la intende in modo assolutamente diverso, dandole un significato arcaico: la quantità di schiavi e la qualità della forza servile costituiscono il capitale del padrone. Il capitale umano è la forma suprema di disumanizzazione e lo stesso Prochorov ne parla molto apertamente: “il sistema municipale dei servizi residenziali, i trasporti pubblici e l’alimentazione, l’attività giudiziaria, la scienza e la difesa sono settori importanti dell’economia e dei servizi pubblici, ma non vanno confusi con la riproduzione in senso economico della persona”.
Comprendere ciò ostacola il potente meccanismo di manipolazione della coscienza che serve l’economia moderna. La cosa più terribile è che gli assunti di Prohorov trovano sostegno nella cosiddetta classe creativa russa, che approva il suo programma come se essa stessa non venisse affatto toccata da quest’ultimo. Perchè succede una cosa del genere? Il fatto è che il fondamento della coscienza della classe dei creativi, che condivide l’ideologia delle riforme liberali, è diventata un’identità sociale fallace. I creativi si ritengono un gruppo “di prima scelta” e associano i loro interessi agli interessi del capitale, pur restando lavoratori salariati.
Oggigiorno un’identità fallace è lo strumento che serve non solo la geopolitica (cosa che vediamo in Ucraina ed è una questione che non necessita di considerazioni più dettagliate), ma anche il sistema sociale, come sta avvenendo in Russia. Le iniziative di Prochorov sono ritenute dalla larga maggioranza come barbare e antisociali, ma che succederà se dovessero ricevere appoggio nel mondo dell’informazione e in quello intellettuale? Bisogna rendersi conto che qualora lo Stato iniziasse a indebolirsi, il capitalismo globale liberale eseguirebbe subito un’azione sociale repressiva su vasta scala, che andrebbe molto più in profondità delle riforme shock degli anni ’90 e il cui piano è già stato scritto e pubblicato.