Vladimir Lepekhin, direttore dell’Istituto dell’Unione Economica Eurasiatica e membro del Club Zinoviev dell’agenzia russa di stampa internazionale “Rossiya Segodnya”
In un contesto di crescenti grida di alcuni politici russi sulla necessità di rilanciare l’Impero Russo, ricordiamo ai lettori che la nuova ideologia nazionale, che domina nelle menti dell’élite russa, non ha nulla a che fare con le ambizioni imperiali di singoli personaggi di cronaca bianca, ma è legata all’idea della Russia come “Paese di civiltà” (vedi: http://ria.ru/zinoviev_club/20140731/1018124260.html). Così che agli appelli ad esempio dell’attuale leader del Partito Liberal Democratico di modificare la bandiera tricolore russa con l’emblema imperiale bisogna relazionarsi come suggerito a Yalta da Vladimir Putin:
“Vladimir Zhirinovsky si accende incantevolmente”, ma “è una sua opinione personale che non rappresenta necessariamente la posizione ufficiale della Federazione Russa”.
E’ comprensibile che sulla punta della lingua molti abbiano la domanda: “Perché il presidente non annuncia i fondamenti di una nuova idea nazionale?” In questo modo alcuni cadono semplicemente in una crisi isterica, proponendo di ideologizzare immediatamente la Costituzione russa. La risposta è semplice: tutto a tempo debito. Eppure è ovvio che questa idea veramente nazionale non possa essere imposta al popolo, che nel XX secolo per due volte si è scottato, seguendo leader populisti: nel 1917 e negli anni delle “riforme liberali”. Vladimir Putin non è ovviamente un populista, ma è ben consapevole che una tale idea debba maturare nella nazione e solo in un successivo momento le autorità hanno il diritto di annunciare la sua presenza.
Ecco quindi: un’idea veramente nazionale sta nascendo oggi nella Novorossiya. Non nasce negli uffici di vari “educatori”, ma nell’agonia, nel sangue e nella dura resistenza armata del popolo russo contro il branco di cani nazista, sciolto dal guinzaglio dai potenti del mondo ancora una volta contro la Russia.
Questo branco, secondo i precetti di Hitler («Drang nach Osten» — «Spinta verso Est”), negli ultimi due decenni avanza verso il confine con la Russia non già per formare insieme con Mosca la “Grande Europa da Lisbona a Vladivostok”, ma piuttosto per altri scopi. Quali? E’ ben illustrato dall’esempio dell’Ucraina, dove il civilizzato Occidente, sotto le sembianze della NATO, UE, Dipartimento di Stato degli Stati Uniti e di altri gruppi “all’avanscoperta”, è orientato ad appoggiare tutto ciò che è diretto contro la Russia e il mondo russo ed eurasiatico.
All’inizio degli eventi sanguinosi nel sud-est dell’Ucraina, gli abitanti delle regioni di Donetsk e Lugansk, sentendo la minaccia crescente al loro caro e familiare mondo, fatto di lingua russa, cultura internazionale postsovietica e valori ortodossi, inizialmente non potevano spiegare le ragioni di queste minacce spuntate “improvvisamente”, tanto meno esprimere spiegazioni di quello che stava accadendo tramite testi e forme di pensiero chiare. Tuttavia resistere ai riflessi nazisti senza una forte ideologia dietro è impossibile, soprattutto quando ti scagliano contro tutta la potenza militare di un intero Stato e squadroni di oligarchi, entrambi sostenuti dal Paese più potente del mondo.
Naturalmente l’idea liberale qui non aiuterà, in quanto non ha aiutato l’Europa “politicamente corretta”nella lotta contro i nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale. Purtroppo nessuno ha proposto alcuna idea nuova e distinta alla Resistenza del Sud-Est. In Novorossiya la gente ha cominciato a cercare il supporto ideologico da sè. Si sono aggrappati a tutto ciò che secondo loro potesse contrastare l’idea di “un’Ucraina unita senza russi”: hanno cercato di trovare un’alternativa nelle idee sovietiche e imperiali, nella fede ortodossa e nella solidarietà antifascista, nelle pseudo analisi di Concezione di Sicurezza Sociale (KOB, movimento politico russo) e DOTU (rivista) e nei video con le gag dei leader del Partito Liberal Democratico e Partito Comunista, diventati oggetto di scherno dei conduttori delle più note radio moscovite… Ma poco a poco, passo dopo passo, nell’ambiente della Resistenza è iniziata a maturare la comprensione dell’essenza degli sconvolgimenti che accadono nel mondo. Hanno cominciato a sbarazzarsi della scorza pseudo-ideologica, ed oggi possiamo vedere come nel sud-est dell’Ucraina si stia formando l’idea di sovranità del mondo russo, ancora una volta costretto a confrontarsi con l’Occidente, con il mercato globale inteso come “mondo del denaro, della tecnologia e dell’intrattenimento,” che muta in un “mondo di caos, violenza e perversione.”
Tuttavia sarebbe meglio dire: non nasce ma rinasce, come se emergesse dal profondo della memoria della gente, dal subconscio nazionale, dagli archivi, dalle biblioteche ed altri luoghi chiusi fino ad oggi da sette serrature di bauli come una potente e preziosa eredità intellettuale, che deve essere riscoperta e realizzata di nuovo.
L’eredità di cui stiamo parlando è composta da decine di pensatori russi e sovietici di classe mondiale. Sono migliaia i documenti inerenti il XX secolo finiti nel dimenticatoio, ma è giunto il momento di porli alla ribalta ad un pubblico grato.
Non è il caso di immergersi nella storia russa così in profondità, ricordando ai lettori Filofei il vecchio, San Sergio di Radonezh e il primo metropolita di Mosca Aleksej. Inizieremo con le letture dei nomi famosi del periodo d’oro per il pensiero russo: il XIX secolo.
Uno dei primi pensatori russi il cui lavoro ha posto le basi dell’ideologia di civiltà è stato l’eminente storico Nikolaj Danilevskij, che un secolo e mezzo fa ci ha spiegato l’Occidente, gli Slavi e l’idea russa. Inoltre l’opera di Danilevskij “la Russia e l’Europa”, che secondo Fedor Dostoevskij dovrebbe essere “il manuale di ogni russo,” in realtà ha costituito le basi dei concetti di civiltà dei “pesi massimi” del mondo della sociologia come Oswald Spengler, Pitirim Sorokin ed Arnold Toynbee.
Parlando di opere dedicate all’analisi delle radici della civiltà russa, non si può non ricordare il libro “L’Est, la Russia e gli Slavi” del famoso filosofo russo Konstantin Leontiev, così come le opere dei pensatori come Pavel Florenskij, Vladimir Solovev e Nikolaj Berdjaev, che hanno posto le basi dell’assiologia della civiltà. Dello stesso tipo sono le ricerche dei russi eurasiatici come Nikolaj Trubetskoj, Peter Savitskij, Gregorij Florovsky, Lev Karsavin, Vladimir e Georgij Vernadsky, Nikolaj Alekseev ed altri rappresentanti del pensiero sociale e politico russo, soprattutto dal momento che, per esempio, Nikolai Trubetzkoj ha formulato l’idea di “stimolo-risposta di civiltà” molto prima di quanto abbia fatto il classico dello studio della civiltà mondiale Arnold Toynbee, mentre Vladimir Vernadskij è stato il primo ad utilizzare negli studi dei problemi della civiltà mondiale la noosfera, ovvero un approccio sistematico e per paradigmi.
Non si può non rilevare l’importanza fondamentale per lo sviluppo della teoria di civiltà e ideologia delle opere dei pensatori russi e sovietici come Lev Mechnikov, Lev Gumilev, Boris Rybakov, Nikita Moiseev. Lev Mechnikov ha studiato la civiltà russa in termini di geografia fisica e antropologia sociale, colmando in questo modo le lacune nello studio mondiale della civiltà, orientato essenzialmente sulla bravura dell’autore di relazionare i fattori economici, culturali e politici. Beh, i lavori di un “mostro umano” come Lev Gumilev, pur non essendo direttamente legati alla “teoria delle civiltà”, di fatto rappresentano non altro che un analisi senza eguali dei processi storici che si sono verificati nel corso dei millenni all’interno della identità russa ed eurasiatica.
Godono di estrema attualità le opere sulla civiltà dell’accademico Nikita Moiseev, in cui il russo ha anticipato il punto di vista del famoso sociologo americano Samuel Huntington. Infine un altro importante pensatore russo, che ha ragionato non in termini imperiali, ma di civiltà, è Alexander Zinoviev, le cui opere si intromettono nella vita moderna come fondamento, se non almeno come “termine di riferimento” per una nuova Idea nazionale.
Naturalmente oggi non si incontrano i testi sul tema della civiltà nella maggior parte dei media indipendenti e governativi russi: i media nazionali, in linea di principio, non sono toccati da tali questioni. Pertanto la nuova ideologia deve catturare i cuori e le menti dei russi in qualche altro modo.
In primo luogo sta arrivando in Russia attraverso la conquista dell’eredità descritta sopra, tramite l’eurasiatismo del presidente del Kazakhstan Nursultan Nazarbayev, che già da due decenni in modo coerente e persistente abitua l’Eurasia ad una visione del mondo di civiltà, così come attraverso i testi sempre più numerosi dei moderni ricercatori russi di civiltà come Alexander Panarin, Yurij Yakovets, Alexandra Kostyaeva, Nadezhda Maximova e molti altri.
Infine, in terzo luogo, l’idea di civiltà giunge a noi attraverso i modelli e i testi illuminanti e distintivi che nascono oggi nella Novorossiya sulla Novorossiya.In secondo luogo si forma con le valutazioni dei leader russi, che, in virtù della loro responsabilità, non possono permettersi di essere anonimi amministratori, ma devono pensare al futuro del Paese (il discorso riguarda soprattutto il presidente della Russia, il Patriarca Kirill o per esempio il presidente della Corte Costituzionale Valery Zorkin, che ha recentemente pubblicato un eccellente articolo “La civiltà del diritto”).
Con una parola, l’autore dell’idea di Russia come “Paese di civiltà” diventa il popolo multiculturale russo della Novorossiya.