Secondo l’opinione del membro del club Zinoviev, Vladimir Lepekhin, la promozione dell’idea imperialista in Russia è una provocazione, chiamata a giustificare il genocidio nei confronti die russi.
L`anno scorso il film di Andrey Zvyagincev, “Leviathan” ha vinto il premio per la migliore sceneggiatura al festival di Cannes ed in seguito è stato candidato al premio “Oscar”. Questa, senza dubbio, era una grande occasione per un regista russo di farsi largo nell’elite della cinematografia mondiale. Il clou della questione sta nel fatto che Zvyagintsev è caduto nella stessa trappola in cui, non tanto tempo fa, era finita la componente romantica della “classe creativa” russa, scesa nelle piazze della Capitale con buone intenzioni, ma che di fatto ha poi finito con l’indicare la strada verso il potere a coloro che simili intenzioni mai avevano avuto.
Qui è opportuno ricordare la nota frase pronunciata da Zinoviev sui “combattenti contro il regime sovietico”, i quali “presero di mira il comunismo, ma finirono in Russia”. Dunque, il “Leviathan” di Zvyagintsev, mirando contro un Male evidente, risulta a tutti gli effetti un ulteriore e diretto attacco alla Russia.
Un critico cinematografico nella sua recensione scrive: Il Leviathan è il potere russo. Tutta la sua odiata verticale, che come una cannula di pioppo attraversa chiunque si azzardi a tagliarle la strada oppure a rovinarle l’umore. I poliziotti ad ogni angolo, il sindaco, e il leader sorridente nella cornice appesa alla parete, e sopra tutto e tutti il severo gerarca della Chiesa Ortodossa Russa, che conduce sulla strada della verità la sua congrega di funzionari e, instancabile, le ricorda che ogni forma di potere proviene da Dio. Fino ad ora nessuno si era permesso di indirizzare una tale, aperta e violenta accusa nei confronti della Chiesa, come colpevole di tutti i mali che hanno luogo nel nostro paese. Più precisamente, quasi nessuno, eccezion fatta per quelle ragazzine incapucciate, che per questo si sono prese due anni». Che roba, c’è ne vuole per incolpare «di tutti i mali» la Chiesa Ortodossa.
Qualunque sia il mostro contro cui combatte nei suoi pensieri Zvyagincev, i distributori di premi stranieri interpretano la sua pellicola in un modo solo: il Leviathan è «l’impero russo», Vladimir Putin in persona. A mio avviso, a Londra, dove il suddetto film, come da pronostico, ha ricevuto ancora un’altra riconoscenza, il regista russo è stato applaudito non tanto per i meriti artistici della sua pellicola, quanto per il pathos di quest’ultima. E qualunque cosa dicano nelle loro interviste il regista stesso ed i suoi produttori (ad esempio sul fatto che durante le riprese non pensassero minimamente ai premi), in realtà con il loro dramma tutt’altro che fantasioso, essi fanno il gioco del Leviathan, quello vero.
L’oligarchia mondiale è il VERO LEVIATHAN, che comprime l’umanità dentro la morsa dei sempre più asfissianti abbracci della finanza e dell’informazione globale, sotto la paura della morte fisica o psichica che costringe politici, giornalisti e comuni cittadini a mentire e strisciare di fronte alla forza dei soldi e delle armi. E chi si oppone oggi a questo mostro? Chi ha il coraggio di alzare la voce contro di lui? Di sicuro non Andrey Zvyagincev.
All’autentico Leviathan si oppongono persone come Aleksandr Zinoviev, vissute pensando al Golgota, non ai premi. Nell’ultima riunione del club a lui dedicato è stato formulato un pensiero per cui l’alternativa al “totalitarismo dei soldi” possono essere soltanto gli stati nazionali. Con questa tesi si potrebbe essere d’accordo, se solo non sorgessero tutta una serie di domande.
Al mondo sono rimaste molti stati sovrani? E quanto sono forti oggi (senza considerare la Cina) per poter contrastare la globalizzazione all’americana? E’ evidente che la Russia, nonostante tutte le sue debolezze ed i suoi defitti resta una delle poche nazioni semistrangolate che si permettono di obiettare quando gli viene chiesto di stare zitti. Il nostro Presidente lo ha fatto non perchè la Russia è uno stato nazionale, ma perchè essa è più di un semplice paese. Oggi le elites russe cercano un NOME adatto alla Grande Russia, mentre l’Occidente già da tempo ha trovato quale ettichetta affibiarle, «l’Impero del Male».
In questa espressione i russi, ahimè, provano ad opporsi soltanto alla seconda parola, che di diritto si accorda alla prima. L’asino però casca proprio sulla prima parola. Grazie agli sforzi dei russofobi come Bzhezinsky, ma anche dei loro antipodi nelle vesti degli imperialisti russi, l’occidentale medio ne è fermamente convinto: la Russia è un’ Impero.
Ed una volta Impero, allora di sicuro — del Male, perchè un “impero del bene” non esiste: questa voce nel dizionario del politichese mondiale non è presente. Proprio con questo paradigma l’ Occidente oggi presenta la costruzione della contrapposizione tra la “piccola” e “sovrana” Ucraina e l’ imponente “Impero del Male” ad est.
Uno degli scopi del Dipartimento di Stato USA nell’organizzazione del colpo di stato in Ucraina era proprio quello che l’Ucraina rispondesse con l’Ucronazismo al fascismo russo e con l’idea di unità ucraina alle ambizioni imperiali. Washington tanto in Ucraina, quanto in Russia sostiene movimenti ultraradicali, mentre li nutre nei paesi islamici, usando Al-Qaeda e l’ISIS come spaventapasseri per far confluire popoli sovrani sotto le ali del mondo “civilizzato”.
La Russia, però, risponde alle idee di unitarismo e nazismo con quelle di federalismo e internazionalismo. Tutto questo irrita estremamente i globalisti, costretti a dispensare premi e “ragazzine incappucciate” e giornalisti “indipendenti” e registi alla moda, che con il Leviathan non mostrino il razzismo oligarchico mondiale, bensì il servilismo retrogrado dei funzionari russi, per altro già ben conosciuto e caratteristico non solo della Russia. Come può fare la Russia per evitare le trappole disseminate contro di lei? Prima di tutto occorre iniziare a chiamare le cose con i nomi giusti. Occorre identificare nella maniera adeguata quella ipostasi del mondo Russo, in cui deve avere luogo il suo stesso sviluppo. Purtroppo la nuova guerra con l’Occidente ha dato vita a confusione e smarrimento nella percezione dei «superiori» russi, per cui da diverse rocce sono eruttate idee sull’assoluta necessità di riesumare la Monarchia in Russia, lo Zarismo ortodosso (o addirittura le Orde) e, come ovvio, l’Impero.
Eppure i cittadini russi da tempo hanno dato una risposta inequivocabile: la Russia, a differenza dell’Ucraina, non ha intenzione di diventare un tutt’uno che si sforzi di affermare all’interno dei suoi confini una sola lingua, un solo sangue ed una sola fede. Il nostro paese è una FEDERAZIONE multinazionale e multireligiosa. E dal momento che è una Federazione, non può in alcun modo essere un Impero, perchè questo è un ordinamento statale di tutt’altro tipo. L’impero è quel tipo di stato che presuppone una verticale del potere assoluto, di natura amministrativa e politica. Esso rappresenta sempre il paradiso per i burocrati e, di contro, la prigione per i popoli che lo abitano, compreso (e talvolta al primo posto) quello principale.
Gli imperialisti definiscono il dominio della burocrazia “uno stato forte”, sostenendo che il popolo russo non può esistere senza un’autorità statale forte. Allo stesso tempo le discussioni sull’ “Impero-stato forte” sono un discorso falso e persino pericoloso, che spinge la Russia all’autodistruzione sulla base di discriminanti etniche e sociali.
Sorge spontanea una domanda: perchè alcuni politici russi — nonostante l’assioma delirante che sta alla base dell’idea di imperialismo — impongono alla Russia il formato della Superpotenza? La tensione al suicidio è alla portata di tutti? Oppure perchè un’impero è più facile da distruggere rispetto ad una Federazione. Oggi la Russia ha degli argomenti contro i nemici occidentali, che provano a «federalizzare» il nostro paese in risposta al nostro appoggio alla Crimea ed ai separatisti del sud-est dell’Ucraina: esso è già una federazione. Il riconoscimento della Russia come impero dà all’Occidente ulteriori motivazioni per accanirsi contro il mondo russo allo scopo di «liberare» i popoli finiti nei tentacoli dell’ «Impero».
Questo getta le basi per affibbiare alla lingua russa lo status di lingua degli occupanti e costringere il mondo non solo ad aver paura, ma ad odiare e annientare sistematicamente gli «orchi» selvaggi dell’Est. In questo modo affinchè la Russia possa liberarsi dal vero Leviatano, no ci serve nutrire la cultura imperialista della «peculiarità» della Russia, ma l’originalità della nostra cultura unica. Non la forza amministrativa, che ogni volta lavora contro la Russia, ma una forza, prima di tutto, operante sul piano spirituale e dei valori.
Il NOME giusto della Grande Russia è una civiltà in cui la Federazione Russa è soltanto la forma statale del suo esistere. I principali valori di questa civiltà risultano dalla storia contadina del popolo russo: creatività e solidarietà, sostanza fondante della Rus-Russia multietnica, internazionalismo, coscienza e spiritualità donate dall’etica ortodossa ed anche molto di tutto ciò che non trova posto nelle righe di una rubrica d’autore. Oggi i “politicanti” russi gonfiano il palloncino dell’imperialismo, affinchè i seguaci di Zvyagincev all’estero raccolgano premi per gli attacchi al Leviathanuccio russo. Per questi ultimi “uno stato forte” è il male assoluto. Per i Prokhanov, Zhirinovskiy e compagnia invece è l’unica forma naturale di esistenza della nazione russa. Eppure sia gli uni, che gli altri sbagliano, perchè il problema principale non sta nel fatto se debba esserci molto o poco stato nella vita dei cittadini russi, ma DI CHE TIPO esso debba essere.
Oggi in Russia la gente ha già capito che lo stato nel nostro paese non deve essere liberale, ma non si rende ancora conto che esso non deve neanche essere imperiale. La cosa più importante, tuttavia, è che finora non si comprende che uno stato moderno non può essere forte, se non diventa illuminato e giusto. In linea di principio, oggi la forza di ogni stato non risiede soltanto nella presenza di testate nucleari o nel volume del PIL, ma nell’intelletto e nello Spirito del suo popolo. Stalin a suo tempo lo capì e diede la possibilità di emergere al nuovo intelletto tecnocratico sovietico ed allo Spirito nazionale. Come conseguenza l’URSS resistette contro l’attacco verso Est organizzato dall’oligarchia mondiale.
Parallelamente la Russia di oggi, che si trova di nuovo accerchiata dai nemici, riuscirà a resistere soltanto se farà emergere il pensiero progressivo e lo Spirito russo, a Mosca, come a Kostroma, in Crimea, Novorossia e negli altri posti di sua concentrazione.
Per ora la Russia possiede questo Spirito e lo testimonia la magnanimità dei russi. La Russia è permanentemente magnanima, ma oggi in Ucraina lo è a tal punto che non solo riceve centinaia di migliaia di profughi di qualunque nazionalità, ma cura gratis nei suoi ospedali i prigionieri dei militari ucraini.
E’ evidente che l’Ucraina, dal canto suo, nei prossimi dieci anni non diventerà forte. Il regime di Kiev si fa sempre più violento e brutale, e sta tentando di mobilitare e militarizzare il paese, ma non riesce a renderlo forte, perchè la legittimazione dell’attuale “potenza europea” avviene sul sangue, sull’odio, sulla menzogna e sulle idee di unità.
Ma torniamo al Leviathan. Una superpotenza globale non è interessata alla formazione di un qualunque tipo di Spirito. La tensione di Spirito da tempo è stata sostituita dal “sentimento di piena soddisfazione” — saturazione se vogliamo essere esatti. Oggigiorno è proprio con questo grado di soddisfazione fisica che si misura la “civilizzazione” Occidentale.
In questa situazione la Russia è obbligata a contrapporre all’impero Globale dei soldi e dei chewing-gum, non una copia ridotta del Leviathan, ma la sua unica civilizzazione, dalla comprensione della quale nascerà non già l’ennesima utopia, ma una nuova, realistica, e solida scala di valori del mondo Russo e dell’Eurasia.