L’idea di civiltà russa ha molto spaventato i russofobi e gli internazionalisti, ed oggi si sono scagliati per discrediterla gli ideologi leader dell’Occidente, sottolinea Vladimir Lepekhin, membro del Club Zinoviev dell’agenzia russa di stampa internazionale Rossiya Segodnya
In un articolo sulla nuova idea nazionale russa (cfr. http://ria.ru/zinoviev_club/20140731), io ho rilevato che una tale idea è un’ideologia ritrovata. Naturalmente descrivere qualsiasi ideologia, anche la più grossolana, è impossibile in tre pagine. Ma è possibile presentare i principali elementi in una serie di pubblicazioni.
Questo articolo fornisce un’ulteriore prova del fatto che la corrente principale di idee nella Russia moderna sta gradualmente diventando l’idea di sviluppo di CIVILTA’; ha presentato questa prova niente di meno che Zbigniew Brzezinski, membro più anziano del comitato centrale del “partito della globalizzazione”. Così in un suo recente discorso presso il Centro Wilson, indirizzando le élite occidentali nel tentativo di indurre la Russia verso una nuova corsa agli armamenti, l’incallito predicatore del primato americano afferma: “Quello che stiamo vedendo in Ucraina non è solo una controversia, ma un sintomo….di una ripresa sostenuta del mitico sciovinismo russo” (Vedere http://euroasiya.com/ru/?p=11822). Ecco: né più né meno.
Che relazione ha questo delirio di un dinosauro della “guerra fredda” con l’idea di civiltà? Il più diretto. Il fatto è che Brzezinski ritiene le fondamenta dell’attuale “sciovinismo” russo la “convinzione” (delle élite russe) che la Russia non sia parte della civiltà occidentale. Inoltre non fa parte della Cina… o di una parte del mondo musulmano. Si ritiene che la Russia stessa sia una grande civiltà… La parola chiave qui è civiltà. È in relazione all’idea di civiltà russa e il russofobo riflette ciò che è abbastanza logico per lui.
Brzezinski in effetti afferma: Kiev può costruire il Grande Impero Ucraino in quanto la giunta ucraina non disturba il ruolo dominante degli Stati Uniti nel mondo. Ma i russi non possono nemmeno pensare a sé stessi, dal momento che ogni vera idea russa è prima di tutto legata al valore della sovranità, cosa che per il Dipartimento di Stato è più che una rivolta: si tratta di una sfida.
Il regista della diffamazione ignora deliberatamente il fatto che i cittadini russi ritengono l’internazionalismo l’elemento più importante del proprio essere, oggi evidente nel sud-est dell’Ucraina in opposizione a persone di varie nazionalità al guinzaglio dei galiziano-nazisti. Spaventa l’ideologo di Washington proprio questo internazionalismo, che fluisce organicamente dall’identità di civiltà dei russi, in quanto ha fretta di incollare a questo processo l’etichetta di “ascesa dello sciovinismo russo.”
Essendo esperto nella tessitura di ragnatele di bugie, Brzezinski capisce che l’Occidente non ha bisogno di temere il rilancio dell’Unione Sovietica, della Russia imperiale o persino dell’arretratezza culturale, del “fascismo russo” (Boris Berezovsky e Valeriya Novodvorskaya hanno spaventato recentemente il russo della middle class residente all’estero) o di qualche altro tipo di estremismo, ma proprio il rilancio di una civiltà russa indipendente, in quanto solo una visione nazionale e libera permetteranno al nostro Paese di sopravvivere e svilupparsi. E il fatto che l’avvocato del diavolo si sia innervosito ed abbia sputato la sua saliva velenosa è una prova diretta del fatto che la Russia abbia ancora trovato un’idea nazionale adeguata al periodo (nella sua versione di civiltà).
Nel suo discorso a Fulton nel Centro Wilson, Brzezinski ha portato tutti gli argomenti possibili a favore della sua idea fissa personale, volta a garantire con ogni mezzo di impedire alla Russia la realizzazione di qualsiasi progetto di sviluppo efficace, come mostrato dall’utilizzo di tutte le sue tecniche demagogiche.
La prima tecnica è trasmettere da una testa malata ad una sana tutto il sangue imbevuto di odio, accusando la Russia di tutto quello che si poteva e doveva portar avanti, in misura maggiore, contro gli Stati Uniti. In particolare Brzezinski ha definito le emergenti prospettive di civiltà in Russia “ambiziose”, senza preoccuparsi di dimostrare cosa intenda specificamente con l’espressione “ambizione russa” (a quanto pare il tentativo di contrastare i sostenitori di Bandera appoggiati dagli anglosassoni). Nel frattempo all’intero pianeta diventa noto: da tanto tempo la potenza più ambiziosa a cui oggi “il mondo non basta” sono gli Stati Uniti (in realtà ribaltare la situazione è una delle tecniche preferite dai licantropi americani: Obama aveva definito la Russia “Giano”, proprio in un momento in cui la politica a due facce del Dipartimento di Stato era diventata particolarmente evidente).
Nei primi anni degli anni 2000, Alexander Zinoviev nel suo libro “Tragedia russa” aveva osservato: “Gli Stati Uniti hanno seguito le orme della Germania di Hitler: è l’essenza di ciò che è accaduto con la rottura della pace. Si sono sviluppate un’ideologia dell’aggressività globale, paragonabile all’ideologia razziale del fascismo e del nazismo e un’ideologia della superiorità dei popoli dei Paesi occidentali rispetto alle altre nazioni. Le ultime sono considerate ai margini dell’umanità”. E’ in realtà la verità se si parla delle ambizioni di qualcuno… Tra l’altro tra i cittadini russi, compresi i rappresentanti del governo, oggi essenzialmente non esistono persone che si svegliano con l’idea di allargare il nostro Paese tramite la conquista di qualsiasi territorio o costringere qualche soggetto alle “libertà alla russa”. (Si nota da tutti i sondaggi della popolazione del nostro Paese). L’ambizione così smisurata non ci riguarda. E’ propria dell’arsenale del nuovo grande sogno americano di dominare il mondo. A Brzezinski tuttavia, non servono i risultati dei sondaggi e di altri fonti affidabili: anche lui, come Obama ed Hillary, “sa” a priori che di tutto il male sulla Terra ieri si potevano incolpare i serbi, gli iraniani e i siriani, mentre oggi i russi.
L’idea di civiltà russa ha molto spaventato i russofobi e gli internazionalisti, ed oggi si sono scagliati per discrediterla gli ideologi leader dell’Occidente.Travestendosi da pacificatore, il famoso predicatore di guerra sostiene che la Russia sia una “minaccia per gli Stati Baltici, la Georgia, la Moldavia e la Bielorussia…” Naturalmente, questa tesi ribaltata deve essere intesa come il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti (mettendo nel mirino la Bielorussia, la Moldavia, l’Armenia e l’Azerbaigian con lo stesso schema che ha disegnato nella guerra fratricida in Ucraina) costituisca una vera minaccia per questi Paesi, non la Russia. “Abbiamo bisogno di porre fine ai tentativi della Russia di destabilizzare la situazione nelle regioni orientali dell’Ucraina,” — rileva in seguito la voce degli illuminati, facendo in realtà capire chi dà gli ordini alla giunta di Kiev per uccidere i civili in grandi aree della regione e chi ha abbattuto l’aereo malese nel sud-est dell’Ucraina per fomentare nella regione maggiore caos.
D’altronde non ci faremo distrarre dalla discussione dei molti esempi di promozione del mito di cui abusa chiaramente Brzezinski: sarebbe un eccessivo onore. Notiamo solo che il personaggio citato sopra purtroppo influenza ancora la determinazione della politica estera statunitense e il suo discorso di giugno non è solo un sintomo di senilità, ma, ahimè, la quintessenza delle idee di alcuni politici americani riguardo un mondo in cui non ci dovrebbero essere Stati indipendenti, in particolare civiltà.
Un altro metodo della tradizionale demagogia e degli altolocati yankees è il profondo disprezzo per tutti i popoli (compreso il proprio) e conseguentemente l’attribuzione delle responsabilità per tutte le “insinuazioni” anti-americane ai leader di alcuni Paesi da mettere nel mirino. I rappresentanti del Dipartimento di Stato USA, come sappiamo, non sono abituati ad analizzare responsabilmente le cause di ciò che sta accadendo: per loro sono più importanti della verità i messaggi delle Psaki di turno. Ecco, nella tragedia ucraina, secondo Brzezinski, non sono colpevoli i nazisti ucraini e i loro patroni d’oltremare, ma… il presidente della Russia.
Un’altra tesi da gesuita di questo bluffatore di poker, che si mostra come un grande giocatore di scacchi, è formulata come segue: “un ruolo importante nella crescita dello sciovinismo russo lo ha ricoperto Putin” (noi, ingenui, pensavamo che una svolta nella direzione dei valori patriottici del capo di Stato russo fosse condizionata dai processi oggettivi di crescita dell’autocoscienza dei cittadini russi!). Cioè, abbiamo ancora una volta rivelato un ribaltamento: l’idea di civiltà non è una conseguenza del corso oggettivo delle cose. L’ha inventata il PIL (ovviamente dagli stimoli più bassi), ed ora “si impone con la forza” alla popolazione filoamericana.
In breve, se si crede a Brzezinski, i cittadini russi non vogliono vivere in un Paese sovrano con una civiltà, ma in una colonia depredata da superuomini (o meglio pseudo persone) e mettersi felicemente sotto gli stivali della NATO… Beh, negli ultimi dieci anni la Russia si è davvero aggrappata a questi stessi stivali, ma oggi nel nostro Paese ci sono sempre più persone che fanno rivivere il significato originale di concetti come Dignità, Verità e Giustizia, che costituiscono la base fondante della civiltà russa. Proprio di questo incolpano il presidente russo i licantropi politico-ideologici come Brzezinski.