Giulietto Chiesa: Russia, cento anni fa la Rivoluzione d’Ottobre. Cosa ha significato e cosa significa oggi

Il Fatto Quotidiano, 16 settembre 2017

 

di Giulietto Chiesa

 

Se ne parlerà molto nei prossimi due mesi. In Russia sono programmate già decine di iniziative di celebrazione, di studio, di riflessione, di ricostruzione, di esecrazione etc. Ad alcune di queste iniziative, più d’una, sono stato invitato a partecipare e parteciperò. Una di queste è l’iniziativa editoriale della rivista Mir Peremen (Il Mondo dei cambiamenti), diretta dall’accademico ed economista Ruslan Grinberg. L’unica cosa che ancora non si sa è come l’Ottobre lo celebrerà Vladimir Putin. Vi terrò informati. Per intanto pubblico qui le mie risposte alle domande della rivista. Non saranno le ultime che scriverò nei prossimi mesi. Ma è un “assaggio” che forse è utile per chi è interessato alla questione. Ecco le domande e le mie risposte.

Domanda 1. Con quale segno Lei giudica l’Ottobre 2017 e l’intero periodo sovietico della Russia, e perché? Fu una Grande Rivoluzione o un colpo di Stato criminale?

Risposta 1) Non ritengo che un evento storico di grande rilievo sia giudicabile con categorie moraliAleksandr Zinoviev, grande intellettuale russo, e sovietico, insegna. E Niccolò Machiavelliinventò la scienza della politica su questa premessa. Il termine «преступний переварот» fa parte di questa improduttiva categoria di giudizio e quindi mi è estraneo. Il fatto che la Rivoluzione d’Ottobre sia stato un enorme evento della storia mondiale mi sembra di una evidenza palmare. Essa ha impresso un segno decisivo sulla storia del XX secolo, influenzando tutti i successivi sviluppi della storia del mondo. E un tale influsso continua a segnare la storia del mondo, fino ai giorni nostri. Io credo che la Russia di oggi non sarebbe esistita, e la sua forza e influenza mondiale non esisterebbe, con le sue attuali caratteristiche, se la Russia non avesse prodotto la Rivoluzione d’Ottobre. Ciò, nonostante il fatto che nel 1991 l’Unione Sovietica sia stata cancellata e in Russia sia tornato il capitalismo.

Prendere in esame l’intero periodo sovietico come un mostruoso errore, o addirittura come un evento delittuoso significa ignorare la partecipazione di larghe masse del popolo russo a quella vicenda. Che fu, certo, contrassegnata da grandi violenze e lutti, ma che fu, al contempo un punto di riferimento e di speranza per tutti i popoli oppressi del mondo. Non si può giudicare l’esperienza sovietica né sulla base delle idee dell’intelligencija russa, né sulla propaganda antisovietica e russofobica che accompagnarono e contrastarono tutta quella esperienza, durante la guerra civile e durante l’intera Guerra Fredda. La storia della Rivoluzione Sovietica e della sua fine deve ancora essere scritta. Quella che conosciamo è la storia dei vincitori che, com’è noto, non è mai vera.

Domanda 2) Quali sono le lezioni dell’Ottobre, e dell’esperienza del potere sovietico, che un intellettuale russo contemporaneo, capace di pensare in modo indipendente, potrebbe trarre per evitare di ripetere gli errori del passato?

Risposta 2) L’insidia di questa domanda sta tutta nell’espressione «независимо мышляший российскiй интеллигент». Pensare in modo indipendente è cosa molto difficile e rara in un mondo, come quello contemporaneo, in cui il dominio del pensiero unico occidentale è pressoché assoluto. L’intelligencija sovietica e russa mi pare, in parte rilevante, tuttora dominata dalle idee anglosassoni russofobiche. Per lo più impegnata a guardare il proprio ombelico e i propri interessi personali piuttosto che quelli russi e, soprattutto, incapace di esaminare lo stato del mondo nel suo complesso, mentre quello che fu assunto a-criticamente come «l’Impero del Bene», sta vivendo drammaticamente la sua agonia. Stando sotto l’influenza dei nemici del popolo russo, della sua storia, del suo spirito è difficile evitare di ripetere gli errori del passato.

Domanda 3) Lei vede qualche analogia tra l’attuale situazione della Russia (2017) e quella di allora (1917)?

Risposta 3) Forse qualche lontana analogia è possibile tracciarla. Nel 1917 appariva sulla scena del mondo una forza nuova. L’Occidente comprese che sarebbe diventata pericolosa per il suo dominio, fino ad allora incontrastato. E attivamente la contrastò, senza successo. Aveva inuito giustamente. Il «contagio» dell’Ottobre produsse la rivoluzione cinese. E oggi vediamo che un altro gigante si contrappone all’Impero d’Occidente. Oggi la Russia è risorta come potenza politica e militare (non economica). E rappresenta un ostacolo insormontabile ai piani di dominio dell’Impero. Questa è l’unica analogia che vedo. Penso che l’Occidente non sia in grado di capire e di accettare l’esistenza di interlocutori di pari grado. E una tale cecità è un drammatico problema per il mondo intero.