Il mondo va bene, il problema è l’incapacità degli Stati moderni, dell’élite mondiale di comprendere ciò che sta accadendo, di creare nuovi strumenti cognitivi dei processi dello sviluppo sociale e di gestirli, ritiene Oleg Yuriev, membro del Club Zinoviev.
Il fatto che la previsione di Fukuyama si trova nella categoria “non avverato”, non c’è dubbio. Egli stesso l’ha riconosciuto in un recente articolo dedicato al 25° anniversario dell’uscita della sua clamorosa pubblicazione sulla fine della storia. Ecco alcune citazioni da questo articolo.
“Un quarto di secolo fa, scrive Fukuyama, ho sostenuto che la storia ha preso la strada completamente diversa, che non assomiglia a quella di cui parlavano i pensatori di sinistra. Il processo di modernizzazione economica e politica in contrasto con le dichiarazioni dei marxisti e dell’Unione Sovietica portava non al comunismo, ma a diverse forme di democrazia liberale e di economia di mercato”.
Come corrisponde la previsione con la realtà odierna? A questa domanda Fukuyama risponde, scegliendo con cura le parole. “Nel 2014 la situazione è molto diversa rispetto al 1989. La Russia si è trasformata in un regime autoritario elettorale minaccioso, alimentato dai petrodollari, che intimidisce i vicini e cerca di riconquistare il territorio che ha perso quando nel 1991 è stata sciolta l’Unione Sovietica. La Cina rimane autoritaria, tuttavia è la seconda economia più grande del mondo e ha ambizioni territoriali nel Mar Cinese-Meridionale e Mar Cinese-Orientale.
Il problema del mondo moderno non è il fatto che le potenze autoritarie sono in salita… Le democrazie sviluppate hanno anche alcune difficoltà. Negli ultimi dieci anni gli USA e l’Unione Europea devono affrontare le gravi crisi finanziarie che portano a bassi tassi di crescita e ad una dura disoccupazione, soprattutto tra i giovani. Anche se l’economia degli USA ha cominciato a crescere di nuovo, i frutti di tale crescita non sono distribuiti equamente e il sistema politico dell’America, separato dalla lotta tra i partiti, non è un esempio attraente per le altre democrazie”.
Tuttavia, Fukuyama non intende abbandonare la sua idea principale.
“Osservando le grandi tendenze storiche è importante non esagerare sull’importanza dei fattori a breve termine. La caratteristica di un forte sistema politico è la sua stabilità a lungo termine. Gli indicatori di ogni singolo decennio non sono così importante”.
Occorre ricordare la risposta dei teologi alla critica della Rivelazione di San Giovanni, nota anche come Apocalisse. Quando ai teologi dicono che, fin ad allora non ci sono stati né Anticristo, né la seconda venuta di Gesù Cristo, né la fine del mondo, né il giudizio universale, né il Regno di Dio sulla Terra, rispondono che nell’Apocalisse non si dice nulla sui tempi. Cioè al momento indicato dall’alto, ci sarà tutto. In sostanza lo stesso afferma l’onorevole professore, trasformando la discussione nel discorso di riflessioni in cui è implicito il concetto di tempo storico, che può durare in modo indeterminato. Non c’è alcun dubbio che in un tale quadro concettuale è impossibile negare la possibilità che la previsione di Fukuyama un giorno si avvererà. Ma nello stesso modo è impossibile negare e la negazione della previsione cioè che non si avvererà. Questo è quello che viene definito un paradosso logico dell’infinito: sono ugualmente dimostrabili sia la tesi che antitesi.
C’è un altro motivo per non essere d’accordo con il professore. Il fatto è che il futuro nasce dalla collisione di passato e presente. Non può crearsi in un modo diverso, solo come una tappa, un collegamento nello sviluppo del processo in corso, in una conseguenza vera delle situazioni in corso, delle azioni delle persone in un contesto storico già definito, dato. E cosa si dice sulla previsione di Fukuyama, se applicata alle attuali realtà mondiali?Nella storia sparisce l‘ordine
Qui ci aspetta una difficoltà. La previsione di Fukuyama, come fa qualsiasi altra posizione che pretende allo status di previsione storica, è basata sul presupposto che la storia è il processo in cui si possono intravedere relazioni stabili, legami tra gli eventi, azioni umane, di popoli, di nazioni. Quindi, se si guarda alla storia del mondo dell’ultimo quarto di secolo, si può parlare in modo molto condizionale sulla presenza in essa di un ordine. Poiché il corso della storia in questo segmento è caratterizzato da una crescente instabilità, incertezza, o, usando la parola preferita di molti politici, dalla turbolenza.
A causa della mancanza di tempo, non posso fare esempi per sostenere questa posizione. Ma per quanto la priorità dell’economia non è contestata da nessuno, mi riferisco al recente rapporto dell’UNCTAD (La Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo). Si osserva che sei anni dopo l’inizio della crisi globale, la crescita dell’economica mondiale resta bassa tra il 2,5 e il 3% nel 2014. Secondo gli autori del rapporto, i tentativi di ritornare a fare affari con i metodi tradizionali non hanno potuto e non potranno eliminare le cause profonde della crisi. Continua il dominio del settore finanziario sull’economia reale, la quota dei salari nel PIL è in costante diminuzione, aumentano le disuguaglianze nella distribuzione della ricchezza e dei redditi all’interno e tra i Paesi.
Occorre pure dire sulla crescente attività dei movimenti radicali, le organizzazioni, soprattutto islamiste. “Lo Stato islamico” è stato un fattore il cui significato va oltre il Medio Oriente, diventando un precedente pericoloso per il mondo intero. Bisogna ammettere che contro tali forze, contro il terrorismo internazionale non sono state trovare contromisure efficaci.Questi e altri fenomeni e processi fanno pensare che la coerenza, l’ordine nella storia stanno scomparendo. Vengono messe in dubbio la stessa possibilità di previsione e che in termini politici è ancora più preoccupante, la capacità dei singoli Stati e l’intera comunità internazionale di pianificare e gestire la propria vita. E in primo luogo di garantire la sicurezza internazionale.
Verso una nuova interpretazione del ciò che sta accadendo
Il problema è nella natura del caos crescente. Ha natura ontologica, cioè è il risultato di qualche cambiamento profondo e non dipendente dalla volontà del popolo nella struttura della società umana? O nel mondo tutto è in ordine, ma il problema siamo noi stessi e l’incapacità degli Stati moderni, dell’élite mondiale di comprendere ciò che sta accadendo, di creare i nuovi strumenti di cognizione dei processi di sviluppo sociale e di gestione?
Ritengo valido il secondo caso e che abbiamo un capitale intellettuale che permette di contare su una soluzione efficace del problema sopra indicato. Si tratta della teoria sociologica sviluppata dal pensatore eminente Alexander Alexandrovich Zinoviev. Rivediamo alcune delle sue disposizioni.
Primo. Una delle principali tra esse è la disposizione secondo cui il mondo occidentale si sta evolvendo verso la formazione della cosiddetta super-società di tipo occidentalista (*occidentalismo è il termina introdotto da Zinoviev, è un insieme delle caratteristiche delle moderne società occidentali). Nelle sue caratteristiche principali, secondo Zinoviev, alla fine degli anni ’80 è stata già formata.
La crisi del 2008 era così diversa dalle altre e così difficile da superare, così lunga, perché è stata la prima crisi della super società. Otto anni prima Zinoviev nel libro “Sulla strada verso la super società”, ha evidenziato qualitativamente una nuova tappa nell’evoluzione del capitalismo come il totalitarismo del denaro. La maggior parte degli esperti che hanno studiato la natura della crisi globale, sono giunti alla conclusione che il predominio del settore finanziario sul settore reale dell’economia, ha portato alla crisi globale, confermando in tal modo il concetto di Zinoviev.
La super società occidentalista ha la prospettiva di sviluppo? Secondo Zinoviev, se i Paesi dell’Occidente che formano il nucleo super della società, saranno in grado di occupare le posizioni dominanti nel mondo, essa può sopravvivere abbastanza a lungo, però, ha carenze sistemiche che alla fine porteranno alla scomparsa della super società.
Il più critico nei confronti delle prospettive della super società è il famoso scienziato russo Mikail Khazin. Secondo il suo parere, la crescita economica degli ultimi 30 anni è stata raggiunta grazie alla crescita del debito. E, di conseguenza, è aumentato il ruolo del sistema bancario e finanziario nell’economia, in quanto essi garantivano la crescita. Sembra che il meccanismo del credito per stimolare l’economia ha toccato il fondo. Il peso del debito sulla popolazione, sulle imprese è arrivato a un punto oltre il quale inizia il crollo del capitalismo moderno, a meno che non trova nuove fonti di crescita. Ma esse non sono visibili.
Secondo. Con il crollo dell’Unione Sovietica la competizione e la rivalità hanno abbandonato la storia mondiale. Proprio questo ha stimolato l’Occidente a realizzare un progetto di unipolare come un mondo governato dalla super società occidentalista. L’opposizione alla Russia di “Putin” e ad alcuni altri Stati della stessa strategia, secondo la reazione isterica degli USA e i suoi alleati, è diventata per loro una spiacevole sorpresa.
La Russia moderna è in grado di diventare, se non l’incarnazione di un nuovo progetto per l’umanità, almeno, il leader del movimento per la creazione di condizioni che garantiranno la possibilità di una storia multi variante? Tenendo conto della storia del nostro Paese, l’esperienza, le tradizioni, la mentalità della gente e l’elevato grado di coesione sociale in relazione agli eventi in Ucraina, il Paese ha il potenziale necessario. Ma oggi esso si concentra principalmente nel settore politico e spirituale.
E’ importante, ma non è sufficiente. Occorre passare dalle conversazioni che le sanzioni non ci spaventato, al contrario, ossia che è un bene che siano state introdotte, che ora ci mettiamo a rinnovare l’economia (e prima chi ci ha impedito ciò?) nei fatti. L’economia è in una situazione difficile, probabilmente la più difficile dai tempi del default del 1998. La crescita del PIL nel 2014, secondo le dichiarazioni ufficiali, non dovrebbe superare l’1%. Per confronto, in Cina non sarà inferiore al 7%, negli USA — circa il 2-2,5%, nel mondo intero — circa il 3%.
Estremamente lenta la crescita della ricchezza totale del Paese (il valore totale delle attività finanziarie e materiali) è molto lenta. Essa cresce più velocemente in Cina e Giappone. Al ritmo attuale di sviluppo nel 2017 la ricchezza complessiva della Russia raggiungerà l’indice della ricchezza degli USA del 1903.
Peggio ancora, la Russia rimane il Paese con il più alto tasso al mondo di disparità di reddito. Nel nostro Paese, l’1% delle persone più ricche possiede il 71% di tutti i beni personali in Russia. Per confronto, in Europa e in Cina, la cifra è del 32%, in media in tutto il mondo è del 46%.
In breve, dovrebbe essere garantita non solo l’accelerazione dello sviluppo dell’economia, ma l’accelerazione della base della tecnologia moderna in collaborazione con la costante crescita del reddito della popolazione e con la riduzione di estrema disuguaglianza nella distribuzione del reddito. Cioè può essere fatto solo nel caso della creazione di un forte Stato.
Terzo. Una componente importante della teoria di Zinoviev è la comprensione del ruolo chiave dell’ideologia, delle informazioni nella gestione del mondo moderno. L’opposizione con il successo al globalismo occidentalista, riteneva il filosofo, richiede dai suoi avversari la creazione di un attraente progetto alternativo.
Secondo Zinoviev, sarebbe sbagliato ignorare completamente la possibilità di un ritorno al progetto comunista in qualche forma rinnovata. Perché il vero comunismo, la cui incarnazione era l’Unione Sovietica crollò non per il fatto che soffriva di un congenito trauma dalla nascita, incompatibile con una vita normale, ma perché il suo sviluppo è stato interrotto artificialmente.
Tuttavia nel prossimo futuro è improbabile la rinascita del comunismo. La ricerca dell’identità nazionale, la creazione dell’idea nazionale russa va, come lo vediamo, in linea col riferimento alla storia, alle tradizioni e al patrimonio spirituale. Ciò non significa allontanarsi dall’Europa, dalla sua esperienza, cultura e valori. La Russia, la civiltà russa fa parte integrante dell’Europa in tutti gli aspetti. Si tratta della ricerca di una idea nazionale che risponda alle realtà storiche e contemporanee della Russia, dei suoi popoli.
E’ successo così che il nostro lavoro spirituale, che si basa sul rispetto a tutto ciò che ha prodotto l’umanità, aiuta a superare gli estremi del liberalismo radicale. La Russia viene accusata di conservatorismo, ma è il conservatorismo che garantisce la continuità nel progresso, la conservazione e l’arricchimento di tutto ciò che ha superato la prova del tempo, è un affidabile punto di riferimento dello sviluppo. In questo senso, la posizione della Russia, la pratica della Russia è importante per tutta l’umanità.
Quarto. Come ha mostrato la crisi del 2008, l’intero peso del lavoro per risolvere la crisi è caduto sugli Stati nazionali. Così, ancora una volta, è stato confermato che non prendere in considerazione lo Stato come strumento di gestione è prematuro.
Ho tanti dubbi che la democrazia elettorale, il sistema di pesi e contrappesi garantirà il livello di operatività e competenza nei processi decisionali, di efficacia della loro attuazione, necessario in condizioni sempre più complesse. Abbiamo potuto vedere che anche i Paesi che sono rispettosamente considerati come democrazie sviluppate, non sono garantiti da errori nell’amministrazione o dalla corruzione, oppure da conflitti sociali ed etnici. Anche con i diritti umani lì non è tutto bene.
Ecco perché c’è una acuta necessità di un nuovo modello di Stato nazionale. E’ un problema non solo dello sviluppo e dell’attuazione delle nuove tecnologie politiche e direzionali. Prima di tutto è un problema di creazione nel Paese di una nuova qualità del capitale umano. Nuovo, non solo in termini di livello di professionalità, cultura, capacità imprenditoriali, ma anche di caratteristiche civili, morali e spirituali della personalità. Non è un caso che Zinoviev legava le sue speranze per il futuro della Russia, per tutto il mondo con l’avvento del nuovo uomo. Occorre pensare cosa potrebbe contribuire alla formazione del nuovo uomo su una scala di massa.