Povera, cara e lontana dall’essermi indifferente Germania, a cui sono legata personalmente da quarant’anni di amicizia sviluppatasi durante circostanze difficili. Cosa solo non le è capitato!
Dalla fosca Germania, riportando le parole del grande Pushkin, «con la più alta filosofa, la musica divina, i musei più brillanti e la scienza più avanzata» al famigerato rogo dei libri, alla “notte dei cristalli”e tutto quell’orrore, che ha fatto rabbrividire l’umanità e che è impossibile ricordare senza terrore anche oggi.
Nell’opera pubblicata nel 1958 “Storia della Germania moderna” di Golo Mann, c’è una curiosa e a prima vista paradossale idea: “La Germania non ha confini naturali. Per i tedeschi molto più importante del significato, che i confini naturali, hanno la loro posizione centrale, tra i popoli romani e slavi… In virtù diquesta condizione (parole di Olga Zinovieva) i tedeschi godono di una superiorità sugli slavi in termini culturali”.
Perché il «Drang nach Osten» (“Spinta verso Est”) non era visto dai tedeschi come inevitabile e necessaria azione nell’interesse della civiltà, come anche la loro naturale missione culturale?
L’ossessiva idea di superiorità della nazione tedesca, insieme con la “espansione culturale” sorgeva nell’ombra all’ordine del giorno della Germania, ogni volta in cui il Paese entrava in una nuova fase di crescita della sua forza. Naturalmente i tedeschi non erano soddisfatti solo dalla supremazia culturale. Anche se assumere ipoteticamente la tranquillità come caratteristica principale del carattere tedesco, la presenza attiva di rappresentanti interessati della perfida Albione sulla scena europea e mondiale ha sempre spinto la romantica e cavalleresca Germania verso il ruolo poco invidiabile di principale aggressore mondiale.
In realtà la storia della Germania si è così sviluppata che quasi tutto ciò che accade in Europa è inevitabilmente associato al suo nome… Ricordiamo il secolo scorso con grandi speranze da capogiro. Allora i feroci sostenitori della leggenda sulla superiorità dello spirito tedesco, della forza invincibile della Germania, sotto l’influenza delle idee geopolitiche britanniche di governare il mondo, hanno dovuto patire due volte la sconfitta totale e due volte hanno fatto ritorno nelle loro case distrutte…
L’Inghilterra è riuscita a mantenere il suo primato di potenza europea e mondiale, manovrando abilmente e contenendo i suoi principali concorrenti e rivali in questa parte, la Germania e la Russia. La Germania è stata coinvolta nelle guerre mondiali, fiduciosa di essere matura per diventare sovrana dell’Europa e del mondo, ma in realtà era manipolata dall’Inghilterra, che a sua volta cercava di ricoprire questo ruolo. Tuttavia è anche vero che la Germania non si sarebbe permessa di agire in questo modo, se non fosse stata sopraffatta dalle ambizioni imperiali e dalla fiducia dei tedeschi derivanti dal proprio sentimento di superiorità.
A questo popolo tradizionalmente è stato imposto il ruolo geopolitico di gendarme dell’Europa in generale, e della Russia in particolare (secondo le affermazioni dei tedeschi Marx ed Engels). Inoltre è nota l’influenza reciproca della cultura tedesca e russa nel campo linguistico (dopo tutto i tedeschi erano gli autori della prima grammatica russa!), della scienza, dell’arte, della diplomazia e degli affari militari. Con le proprie mani, con cui avrebbero potuto arare, costruire, comporre musica e scrivere romanzi, i tedeschi hanno dovuto risolvere i problemi di altri padroni, di altri interessi e di altri governanti del mondo.
Un secolo di progresso rapido, la fine della storia, il secolo più sanguinoso, il secolo più migratorio per le terribili guerre avvenute è quello che ha terminato il secondo millennio. Ovunque si guardi, nel campo della politica, spiritualità, economia e storia, ovunque c’è lo spirito tedesco. A volte per fortuna, molto spesso con dispiacere, calpestando altri popoli e storie, dimostra a se stesso che ha una missione speciale che giustifica qualsiasi mezzo per raggiungere questo obiettivo.
Essendo facilmente indottrinabile, entusiasta dell’idea nazionale e impulsivo per natura, questo popolo guerriero e romantico, nonostante gli avvertimenti del suo saggio cancelliere Bismarck secondo cui sarebbe stato meglio non toccare la Russia, per due volte gli ha disobbedito.
A quanto pare sta andando incontro ad una nuova disfatta storica per la terza volta. Non accade per un eccesso di masochismo. Dopo tutto ci sono state la Repubblica di Weimar, il Terzo Reich e il processo di Norimberga e il passaggio sotto le forche caudine della denazificazione del dopoguerra, verso cui hanno trascinato la mia povera Germania. Una scena terribile descritta da Richard von Schirach (figlio di Baldur von Schirach, condannato dal Tribunale di Norimberga) nelle sue memorie, quando, ancora bambino, un ufficiale americano gli chiese di che nazionalità fosse la sua famiglia, e il piccolo Richard gli rispose: “Siamo i tedeschi.” — “Dammi la mano, — disse l’ufficiale e spense la sigaretta nel suo palmo. — Ricordati sempre: siete fascisti”.
Ma non ci sono scuse a quel collettivo offuscamento della ragione di un Paese avanzato come la Germania, quando la spinsero e la aizzarono contro il suo unico alleato che la capiva, la Russia, ostacolando contemporaneamente con tutte le forze la creazione dell’asse Berlino-Mosca.
Era violento il protettorato degli Stati Uniti sulla Germania sconfitta, nella sua parte occidentale, dove tutto ciò che riguardava la vita del Paese sconfitto veniva dettato, controllato e imposto dagli americani: i libri di testo, la Costituzione, le condizioni di lavoro e la cultura, ultima ma non meno importante. Allora era davvero quasi proibito dire di essere tedesco e ancora di più di essere orgogliosi della propria patria. La mia povera Germania. Questa sensazione non ci ha lasciato quando abbiamo parlato con l’idolo degli intellettuali tedeschi degli anni ’70 Hans Magnus Enzensberger, con l’editore Klaus Pipper, con il regista Kurt Hoffman, con lo scrittore Horst Binek, con il raffinato uomo di cultura Joachim Kaiser, che sapeva tutto di musica, letteratura e storia, e sapeva come parlarne ai suoi migliaia di spettatori…
Lentamente sta morendo una generazione che ha passato tutte le prove, dopo aver preso interamente la colpa per lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, per il militarismo tedesco e la bramosia per la conquista di nuovi territori.
Ma improvvisamente qua e là ancora divampano focolai dell’epidemia nazista che, non essendo stata curata una volta per tutte con il completamento dei lavori del Tribunale di Norimberga, ha trovato rifugio nella dottrina della “Guerra Fredda”, in particolare sul campo in Argentina e Cile, in seno al MI5 e poi improvvisamente nel territorio dell’ex Rdt, dove al tempo dell’Unione Sovietica la popolazione era più indottrinata alle idee comuniste rispetto agli altri Paesi socialisti dell’Europa centrale ed orientale.
La riunificazione della Germania Est ed Ovest nel 1989 è stata celebrata in tutta la Germania con champagne. Tuttavia inspiegabilmente il quadro si è ribaltato in seguito: da “oppressi” fratelli tedeschi orientali, gli abitanti della ex Rdt si sono trasformati improvvisamente in cittadini disprezzati nella loro patria storica, in contrasto con i tedschi “occidentali”, che con orgoglio facevano valere le loro origini.
Come oggi in Ucraina si è verificata impercettibilmente la contrapposizione dello stesso identico popolo.
L’imprevista metamorfosi non è stata indolore, ha lasciato profonde cicatrici nella mente e nel comportamento delle persone “liberate dal giogo del comunismo”. I tedeschi orientali, con la trasformazione da pecore socialiste ed obbedienti a revanscisti, che hanno calpestato il proprio Paese e la sua storia.
E ancora attraverso un nuovo giro: dall’alta filosofia classica tedesca al “Mein Kampf”, dalla poesia rivoluzionaria di Bertolt Brecht al primo inno ufficiale del partito nazista di Horst Wessel.
Il tedesco politicamente corretto, che ha passato le immaginabili de impensabili prove correttive ed ha ciecamente creduto nelle parole della Costituzione del dopoguerra, dove sono state incise frasi che attribuiscono la colpa storica fino alla quinta generazione, improvvisamente sotto l’influenza di circostanze politiche ha iniziato ad essere preso dai tormenti di coscienza, dal desiderio passionale di compensazione, dalla pretesa di verità storica e dalla necessità di portare il caso Adolf alla sua logica conclusione.
Questi focolai di sfrenato e incontrollato revanscismo sembravano assolutamente impossibili alla prima occorrenza nella Germania antifascista. Sono stati percepiti più come una complicazione di una grave e lunga malattia, piuttosto come conseguenza della separazione forzata dalla patria. Ma l’emergere di movimenti di destra che si trasformano in squadre paramilitari di partito era troppo per gli obbedienti tedeschi occidentali. Perché il cancelliere tedesco, nata e cresciuta nella Germania dell’Est, è in sintonia con il nuovo governo ucraino: forse è troppo nostalgica? Forse è per questo che si è scossa durante una seduta nel Bundestag quando Gregor Gysi le ha ricordato gli insegnamenti storici della Seconda Guerra Mondiale?
E’ ovvio che la mia povera Germania è nuovamente trascinata contro la Russia, pretendendo da lei con insistenza ulteriori e più pesanti sanzioni antirusse. Sotto le sembianze di un metodo sofisticato per “stanare” la Russia è intervenuto il neonazismo del modello della fine del ventesimo secolo, estrapolato con l’approvazione indulgente di Washington e scagliato sull’isteria antirussa preparata in Ucraina. E’ risultato comodo portare fuori il più lontano possibile i rifiuti radioattivi politici, piuttosto che conservarli nella nervosa, esaltata e di nuovo lamentosa Europa occidentale.
E così, ancora una volta, altri cercano con le mani tedesche di fare giustizia una volta per tutte contro la Russia eternamente viva.
Una domanda sorge naturale: a chi tutta l’Europa politicamente corretta successivamente avanzerà le pretese per aver lasciato accadere tutto quello che sta succedendo in Ucraina? Non è difficile da indovinare: la Germania e gli Stati Uniti. Ma l’America è lontana, mentre la Germania è qui a portata di mano. In tutti i contesti storici e politici è sempre stato così conveniente scaricare tutta la colpa su di lei: sono tedeschi!
La mia povera Germania. Non mi comporto con leggerezza e scrivo tutto questo senza sarcasmo, ma con affetto non solo per la Germania, ma per tutta l’Europa, а cui gli alleati di oltreoceano impongono il ruolo di vassallo nel nuovo ordine mondiale.